23 dicembre 2016 - Roberta Piliego
Che cosa incontriamo, se esploriamo la rete? O una persona, o l’opera di una persona che ha scritto qualcosa e ce lo offre. La qualità, il valore, il senso dei contenuti e degli scambi è determinata dalle persone" (La coltivazione dell’internet, Giancarlo Livraghi, Ed. Sole24Ore).
La riflessione sull’internet evoca, in un primo momento, scenari ridondanti tecnologie e protocolli. Ma l'internet, prima di essere una realtà di cavi e processori, che cosa è? Da chi è abitata la rete? Chi ha immaginato la piattaforma digitale? Insomma, da dove arriva e verso dove tende un bit? Io credo che la risposta sia contenuta nella parola persone. Prima, durante e dopo il fatto tecnologico, ci sono uomini. La società connessa, rispetto alla società dell’informazione, ha affermato la priorità dei valori della relazione e, in questo senso, le R-tecnologie consentono lo sviluppo di comportamenti, tendenze e relazioni che ci permettono di creare nuova ricchezza. Se quindi il valore del sistema non è più la potenza di un singolo elaboratore ma l’interconnessione, il fattore determinante è costituito dalle innumerevoli possibilità che nascono nei sistemi delle relazioni umane. La rete, dunque, è una rete di rapporti umani il cui valore è determinato dalla condivisione della conoscenza. La conoscenza condivisa, nutrendo tutti i componenti della rete, alimenta il valore della rete stessa.
UN'IDEA BIOLOGICA. LA COLTURA DELL'INTERNET
"Occorre uscire dalla stasi e nutrire il cambiamento, poiché un sistema che cerca stabilità tende alla stagnazione. L’innovazione sostenibile richiede la gestione di un squilibrio continuo; nell’economia connessa ci si comporta come una comunità biologica, un ecosistema". (Nuove regole per un mondo nuovo, Kevin Kelly, Ed. TEA).
Nel 1998 Jhon Perry Barlow, uno dei filosofi della rete, scrive su Wired che per capire la natura dell’internet è meglio pensare secondo i criteri dell’agricoltura. Thomas Malone, direttore del centro di coordinamento del MIT, in un’intervista del luglio 1998, afferma: "Se crediamo che la gestione centralizzata, comando e controllo, dall’alto al basso, sarà sempre meno diffusa, che cosa la deve sostituire? Il concetto di coltivazione".
Se il web è assimilabile alla realtà di un ecosistema, il gesto primo da ritrovare è quello che il contadino riserva al proprio campo, recuperando il tempo della coltivazione, della semina e del raccolto. La rete è quindi un luogo di persone abitato dalle loro interazioni, e le imprese che sapranno riconoscere e coltivare i valori umani dell’internet avranno più probabilità di successo poiché come suggerito da Vint Cerf, uno dei padri dell’internet, "... capiranno che l’artificiale è radicato nella realtà e la realtà ha la radice nei nostri cuori". L’indicazione è quindi riconoscere la priorità della relazione e coltivarla con cura ed attenzione. Ancora a proposito di valore della relazione vorrei ricordare quanto suggerito da Jhon Nasbitt nel 1982 in Megatrends: "High tech–high touch è una formula che uso per descrivere il modo in cui rispondiamo alla tecnologia. Ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta nella società, ci deve essere il contrappeso di una spinta umana che ristabilisce l’equilibrio, cioè high touch, se no la tecnologia viene respinta. Più c’è high tech, più occorre high touch".
In un’intervista rilasciata dallo stesso Nasbitt, diciassette anni dopo, l’autore riafferma con convinzione lo stesso principio: "Il problema oggi è che, mentre la tecnologia ha avuto una rapida accelerazione, il cambiamento sociale non ha la stessa andatura. C’è una distanza crescente fra l’evoluzione tecnologica e quella sociale: è questo vuoto che crea problemi".
"E’ come yin e yang. Tecnologia e spiritualità, tecnologia ed evoluzione sociale dovrebbero essere in equilibrio; oggi non lo sono. Così cerchiamo istintivamente, talvolta disperatamente, di trovare un contrappeso... La crescita accelerata della tecnologia ha prodotto una spinta più forte che mai nella ricerca di un significato, un desiderio di comunità, una sete di spiritualità, e un bisogno disperato di capire. La tecnologia è parte integrale dell’evoluzione culturale ed è, naturalmente, il prodotto creativo della nostra immaginazione, dei nostri sogni e delle nostre aspirazioni. Ma la scienza e la tecnologia non ci dicono qual è il senso della vita: così esaminiamo e riesaminiamo la natura della nostra umanità attraverso famiglia e comunità, religione e spiritualità, arti e letteratura, tutte cose che io chiamo high touch".
Nell’internet costituita da persone che comunicano, l’unico fattore di superiorità competitiva sono le risorse umane e il successo nell’economia, nel governo e nelle relazioni, dipenderà dalla capacità di combinare il bisogno di contatto e di calore umano con un mondo tecnologico. Dall’attivazione di quell’alchimia di high tech e high touch.
L'AUTRICE
Dott.ssa Roberta Piliego
Direttrice di AlbaCounseling, Ente Formativo di Counseling a Pratica Immaginativa, è Counselor Trainer iscritta a FAIP Counseling. Ha condotto numerosi corsi di aggiornamento professionale nell'ambito del Settore formazione per le professioni del welfare e terzo settore per la Provincia di Milano. Laureata in Economia Aziendale all’Università Bocconi, ha approfondito gli studi in Comunicazione d’impresa pubblica e privata all’Università Cattolica e alla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi. Collabora con istituzioni pubbliche e aziende nell’ambito del counseling e della formazione aziendale.